Un album pieno di emozioni e sentimenti Francesco Paolo Dodaro - Storico

Editoriali

[portfolio]

Al pari della pittura e della scultura, anche la fotografia viene considerata una vera e propria forma d’arte, capace di suscitare profonde suggestioni. Osservare fotografie antiche è come fare capolino nelle atmosfere di un mondo passato e consente di percepire, attraverso uno sguardo o un sorriso, pensieri ed emozioni di chi ci ha preceduto. Ricordo molto bene il fascino che su di me esercitavano i voluminosi album fotografici di famiglia, che stavano nel salotto di mia zia paterna, su di un mobile, accanto al pianoforte a muro. Un giorno decisi di aprirli e di sfogliarli, e quella fu per me un’esperienza molto utile, perché mi permise di riappropriarmi di tanti tasselli di storia familiare. Fra le pagine ricche di foto (delle quali le più antiche erano dipinte a mano) mi imbattei per la prima volta nel ritratto di Mons. Filippo Maria De Simone, vescovo di Nicotera e Tropea, nostro lontano parente. Molte sono le storie su questo illustre uomo di chiesa, menzionato in un suo scritto anche da Alexandre Dumas, ed una di queste racconta che nel 1863 fu sequestrato, assieme a molti altri notabili della città di Acri, dalla temibile banda del brigante Pietro Monaco (di cui faceva parte anche la famigerata Maria Olivero alias “Ciccilla”) per poi essere rilasciato nel corso di un rocambolesco conflitto a fuoco, fra i briganti e i gendarmi messi alla loro caccia.Qualche pagina più avanti trovai invece una foto scattata nel luglio del 1927, quando re Vittorio Emanuele III visitò Cosenza e la Sila e mio nonno (Giovanbattista Dodaro) fu scelto per fargli da autista poiché fra i pochi che al tempo possedevano un’automobile. La suddetta fotografia, particolarmente interessante da un punto di vista storico, mostra il sovrano mentre viene accolto, in Sila, da un folto gruppo di donne in eleganti abiti tipici calabresi. Poco sotto osservai invece una sbiadita fotografia ritraente il caratteristico borgo di Padia, in Acri, ove si trova l’antica casa di famiglia assieme all’annessa cappella privata dedicata a San Giovanni Battista, costruita in un rione che si vorrebbe edificato sul luogo ove sorse la mitica e scomparsa città di Pandosia. Solo dopo aver osservato queste e molte altre fotografie, ricche di storia, ho capito come compito delle nuove generazioni sia quello di preservare e tramandare questo patrimonio fatto di memorie legate ad immagini (siano di persone o luoghi), poiché dietro di esse si celano tracce di esistenze ed abitudini ormai inesistenti. Infatti, come affermato dallo scrittore e giornalista Mario Calabresi: “ci sono fatti, pezzi di storia, che esistono solo perché c’è una fotografia che li racconta”.