Dal dagherrotipo alla gelatina di bromuro d’argento Ottavio Cavalcanti - Antropologo

Editoriali

[…] Tra vapori di iodio, per impressionare un sottile strato d’argento applicato su lastra di rame, e vapori di mercurio, per fare emergere l’immagine magicamente catturata e irriproducibile, vien fatto di inquadrare la figura di Louis-Jacques-Mande Daguerre (1787-1851) in un antro alchemico, che non la sfuma, ma l’ingigantisce per l’esito felice di una ricerca destinata a smentire l’impossibilità di mutare metalli vili in oro. Seguì, in prospettiva storica, “l’età del Collodio”, la seconda epoca della fotografia iniziata a metà del sec. XIX e protrattasi fino al 1880, in cui una lastra di vetro ricoperta di Collodio, soluzione di nitrocellulosa in una miscela di alcool e etere, si immergeva in un’altra soluzione di nitrato d’argento.

La lastra, da utilizzare ancora umida per non perdere la sensibilità alla luce, doveva essere successivamente sviluppata in acido pirogallico e fissata con iposolfito di sodio. Il tutto velocemente e di seguito. Ricostruisce queste fasi Diego Mormorio, che nell’Introduzione a: Il tempo in posa, a firma di Gesualdo Bufalino, sostiene, a ragione, che per vent’anni la preparazione di quelle lastre costituì per il grande pubblico una barriera insormontabile, spiegando, nel contempo, il successo del procedimento alla Gelatina bromuro d’argento, in virtù del quale, grazie a lastre già pronte e disponibili sul mercato, si potevano ottenere facili, ottimi risultati. “Gelatina” è, così, la parola magica per i fotografi del tempo, figurando addirittura nel titolo di una poesia edita nel 1881 da Marc Oute sul “British Journal Photographic Almanac”, che in italiano suona: «Sempre avanti, Gelatina, sempre avanti corre per la sua viscida strada. / Se il successo vuoi ti arrida ad usarla sei costretto. / Lento, vecchio, superato, o Collodio, i tuoi giorni di gloria son finiti. / Ceder devi il passo ormai alle lastre a Gelatina ». La novità era da attribuire, com’è noto, a un medico, Richard Leach Maddox, autore di un articolo all’origine di una vera rivoluzione, e a due ricercatori: Richard Kennett e Charles Harper Bennet che svilupparono l’intuizione del primo. Scrive Marina Miraglia che l’inizio del secolo XX «è caratterizzato (…) da una straordinaria diffusione dell’uso amatoriale del mezzo che presuppone a monte, come fenomeno parziale di uno sviluppo tecnologico più diffuso, il grande incremento industriale dei settori chimici ed ottici della fotografia. La possibilità di disporre di materiali fotosensibili più rapidi, prodotti e messi in commercio dalle Case specializzate, l’uso più semplice, quasi elementare delle camere che divengono sempre più piccole e maneggevoli, la semplificazione dei vari procedimenti connessi al fare fotografico aprono la fotografia al divertissement amatoriale». […]