Come sarebbe il mondo (e il giornalismo) senza la fotografia? Giuseppe Soluri - Presidente Ordine dei Giornalisti della Calabria

Editoriali

Come sarebbe il mondo, specie quello del giornalismo, senza la fotografia? Sarebbe sicuramente più povero. Noi saremmo più poveri, privati di quegli sguardi, quei volti, quei luoghi che, proprio attraverso l’immagine, si raccontano e ci raccontano il nostro vivere quotidiano.È “grazie al lavoro dei fotografi”, ha scritto il collega Mario Calabresi, “al loro coraggio di contaminarsi e alla capacità di cogliere l’attimo della Storia, se ancora oggi, mezzo secolo dopo, ci commuove la lacrima di Jacqueline Kennedy al funerale di suo marito John.” “Il giornalista, e lo stesso vale per un fotografo” – è sempre Calabresi a scriverlo – “ha il dovere di vivere in mezzo alle formiche, di vedere il mondo dal loro punto di vista.”

Queste riflessioni, che è impossibile non condividere, fanno apprezzare il lavoro di raccolta e selezione fatta sul campo, in oltre trent’anni, da Antonio Panzarella; lavoro che rappresenta un unicum da salvaguardare, un archivio fondamentale per riappropriarci della nostra identità. Si tratta di un patrimonio immenso di immagini di rara bellezza, alcune visibili in questa mostra, capaci di restituirci la Calabria di fine Ottocento e prima metà del Novecento. Memoria e cronaca insieme: fotografie che testimoniano il lavoro dei contadini, la ricostruzione dei paesi, i viaggi, i matrimoni e le processioni religiose, i costumi, i mestieri e poi la guerra e l’emigrazione. Questa mostra voluta dalla Presidenza della Giunta è forse il segnale non isolato di un modo nuovo di guardare ai beni culturali e nello specifico all’arte fotografica.

Come Ordine dei Giornalisti della Calabria dichiariamo la nostra disponibilità a promuovere e favorire altre iniziative simili, non solo sul territorio regionale, consci che quei primi fotografi, ancora prima dell’Unità d’Italia, hanno attraversato le nostre contrade fissando su lastra volti e passioni e possono essere considerati a tutti gli effetti i “padri” della nostra professione. Come giornalista, quindi, non posso che accogliere con entusiasmo e riconoscenza l’impegno dell’Archivio Storico Fotografico della Calabria rivolto alla tutela e alla conservazione di un patrimonio che appartiene alla Regione, a tutti noi, ma che necessariamente deve coinvolgere soprattutto le scuole di ogni ordine e grado per fare crescere nelle giovani generazioni la cultura dell’immagine e far comprendere oggi, nell’era dell’iperinformazione, il valore del tempo perduto di proustiana memoria.