Bambino con abito clericale

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Arena (CZ) , fotografia alla gelatina d’argento – 1910 ca

Foto di: Domenico Cesarelli

Le foto del barone Domenico Cesarelli ci permettono una lettura minuziosa del passato. Era un uomo interessato vivamente agli aspetti della sua Arena. Eccolo muoversi nei salotti e nelle strade alla ricerca di immagini vive e frizzanti , spigliate e anticonformiste, al fine di mettere in evidenza il vero volto del paese. Fotografò tutto o quasi cercando di non tralasciare nulla; avvenimenti importanti e momenti della vita di tutti i giorni, la vita quotidiana del paese e della sua popolazione, le feste per lo più religiose, con gusto e una raffinatezza non usuali ai dilettanti fotografi.

 

Bibliografia: Arena, una volta – un paese della Calabria tra 800 e 900 a cura di Antonio Panzarella edizioni Italia due

Uomo in costume di Bova (RC)

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Bova (RC) , fotografia alla gelatina d’argento – 1918 ca

Foto di: Gerhard Rolfhs

[…]Per Rohlfs la fotografia è stata l’altro linguaggio a supporto della comunicazione verbale. Fotografare per lo studioso tedesco significava andare oltre la parola, fermare un modo di vivere, cogliere il silenzio interiore, la verità di una condizione umana o, diciamo, addirittura il segno di un destino. Fotografare per Rohlfs significava concentrazione, disciplina e sensibilità, ma ancor di più disponibilità all’ascolto.           Infatti le sue fotografie posseggono una densità narrativa, che non è frutto occasionale, ma una scelta consapevole, un racconto puntuale e preciso.  La sua attenzione verso la luce e la disposizione dei soggetti, erano tenute in grande considerazione come un vero maestro dell’arte fotografica.[…]

 

Bibliografia: La Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs, a cura di Antonio Panzarella –  edizioni Scientifiche italiane

Donna in costume tipico arbëreshë di Caraffa

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Caraffa (CZ) – foto all’albumina colorata a mano montata su cartoncino rigido, 1880

Foto di: fratelli Ajello

L’eleganza e l’originalità di quest’abito hanno incuriosito i viaggiatori italiani e stranieri giunti in Calabria tra la fine del secolo scorso e gli inizi del ‘900, raffigurandolo in artistiche e particolareggiate pose, tanto da simboleggiare spesso il costume distintivo dell’intera Regione. Col passare del tempo le fogge originali hanno subito le influenze delle popolazioni limitrofe, dando origine ad una nuova forma d’abbigliamento contraddistinto da un’armonica combinazione d’elementi, che in parte mantengono la stessa denominazione dell’antico costume albanese.

Molto caratteristico ed unico nel suo genere il piccolo copricapo (keza), riservato alle donne maritate a forma di bustina rettangolare con le punte anteriori e posteriori rialzate. La lunga camicia di lino bianco (linja), di taglio dritto, dalle maniche amplissime era arricchita da caratteristici ricami geometrici.

L’abito di mezza festa o della Domenica, meno decorato di quello della sposa, era indossato anche per le feste di fidanzamento (Kusqia). L’abito giornaliero o da lavoro ricavato con materiale più grezzo, dai colori più sobri e dalle decorazioni limitate, si rifà all’abbigliamento dei paesi vicini, a quello della “Pacchiana” calabrese.

 

Studio fotografico Domenico Scarpino

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Lo Studio fotografico Scarpino fu fondato nel 1857 da Domenico Scarpino a Catanzaro ed è stato se non forse lo studio fotografico più antico di certo quello più famoso della Calabria, fra i primi a livello nazionale. Venne trasferito successivamente su Corso Mazzini – strada principale della città – dai fratelli Giuseppe e Cisberto Scarpino e vi rimase per 130 anni condotto dalla terza generazione della famiglia. Finisce con Francesco Scarpino una generazione di ritrattisti, più pittori che fotografi Lo studio Scarpino nel 1911 a Torino, nell’Esposizione Internazionale delle industrie e del lavoro, fu premiato con diploma di medaglia di bronzo Il massimo riconoscimento l’ottenne nel 1917 , quando fu insignito del Brevetto della Real Casa con facoltà di tenere esposto lo stemma reale nell’insegna dello studio per non disperdere il patrimonio di storia e di cultura rappresentato dall’archivio.

 

Ritratto di giovane coppia di sposi di Reggio Calabria

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Reggio Calabria, fotografia all’albumina colorata a mano, 1890

Foto di: Vincenzo Tieri

FORMATO GABINETTO/CARTE DA VISITE ; MONTATA A PIENO SU CARTONCINO RIGIDO STAMPATO TIPOGRAFICAMENTE CON ELEGANTE PUBBLICITA’ DELLO STUDIO FOTOGRAFICO.

Nel 1870 Vincenzo Sergi apriva in piazza San Filippo (l’odierna piazza Carmine), sotto l’insegna ‘Foto Fata Morgana’, un laboratorio con una serie di apparecchiature e lastre argentate con le quali riusciva, come il mitico personaggio cui si era ispirato nel dare il nome al suo esercizio, a far rispecchiare l’immagine di dame imbellettate, di impettiti uomini in tuba, di bambini in eleganti abitini o di imbarazzati popolani. Dopo qualche anno sposta la propria attività al n. 126 di corso Garibaldi a conferma di un crescente successo nella produzione di ritratti da album o da appendere nei salotti. Con il terremoto del 1905 e decisamente con quello del 1908 a Reggio anche l’attività artistico-fotografica di Vincenzo Tieri subì un tracollo; si registra comunque la ripresa dell’attività sino al 1939 e l’apertura di un laboratorio da parte dell’anziano Sergi al n. 46 del rione San Marco.

 

Pescatori alla marina di Pizzo Calabro

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Pizzo, fotografia alla colloidina, 1880

Foto di: Antonio Boragina

Un importante contributo alla memoria fotografica dei luogi vocati in modo particolare alla pesca lo dobbiamo anche a questo sconosciuto fotografo che prediligeva fotografare i tonnatoti di Pizzo e di Vibo sia a bordo dei barconi della tonnara che nel porto. Le foto di quell’inedita intesa con gli uomini del mare sono ancora poco conosciute e meriterebbero di diventare parte integrante del nostro patrimonio identitario.