Donna in costume tipico arbëreshë di Caraffa

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Caraffa (CZ) – foto all’albumina colorata a mano montata su cartoncino rigido, 1880

Foto di: fratelli Ajello

L’eleganza e l’originalità di quest’abito hanno incuriosito i viaggiatori italiani e stranieri giunti in Calabria tra la fine del secolo scorso e gli inizi del ‘900, raffigurandolo in artistiche e particolareggiate pose, tanto da simboleggiare spesso il costume distintivo dell’intera Regione. Col passare del tempo le fogge originali hanno subito le influenze delle popolazioni limitrofe, dando origine ad una nuova forma d’abbigliamento contraddistinto da un’armonica combinazione d’elementi, che in parte mantengono la stessa denominazione dell’antico costume albanese.

Molto caratteristico ed unico nel suo genere il piccolo copricapo (keza), riservato alle donne maritate a forma di bustina rettangolare con le punte anteriori e posteriori rialzate. La lunga camicia di lino bianco (linja), di taglio dritto, dalle maniche amplissime era arricchita da caratteristici ricami geometrici.

L’abito di mezza festa o della Domenica, meno decorato di quello della sposa, era indossato anche per le feste di fidanzamento (Kusqia). L’abito giornaliero o da lavoro ricavato con materiale più grezzo, dai colori più sobri e dalle decorazioni limitate, si rifà all’abbigliamento dei paesi vicini, a quello della “Pacchiana” calabrese.