Fotografi a Reggio tra Fine Ottocento e Inizi Novecento Enzo Laganà - Giornalista

Editoriali

Nell’anno dell’Unità d’Italia, Vincenzo Sergi apriva in piazza San Filippo (l’odierna piazza Carmine), sotto l’insegna “Foto Fata Morgana”, un laboratorio con una serie di apparecchiature e lastre argentate con le quali riusciva, come il mitico personaggio cui si era ispirato nel dare il nome al suo esercizio, a far rispecchiare l’immagine di dame imbellettate, di impettiti uomini in tuba, di bambini in eleganti abitini o di imbarazzati popolani. E quasi contemporaneamente, in un’altra piazza, in quella degli scambi agricoli e commerciali, “La Mesa”, Luigi Bianconi, non reggino e immigrato dal Centro Italia, a sua volta, avviava un altro laboratorio fotografico. Dopo qualche anno, comunque, entrambi spostavano la loro attività, Sergi al n. 126 di corso Garibaldi e Bianconi al n. 43 della via Marina, a conferma di un crescente successo nella produzione di ritratti da album o da appendere nei salotti, così come descritti da Carlo Emilio Gadda: “Nella parete di fronte tra le finestre, da una cornice di noce la guardata corrusca del generale Pastrufacio, in dagherrotipo”.