La conservazione della fotografia è argomento recente in Italia, se ne inizia a parlare solo a metà degli anni ’80 del secolo scorso, il tema era stato affrontato qualche decennio prima negli Stati Uniti d’America e in Francia. È la regione Emilia Romagna che per prima nel 1986 recepisce la metodologia di restauro dagli istituti francesi Centre de Recherche sur la Conservation des Documents Graphiques (CRCDG), dal Service de Reprographie au Centre de Documentation du CNRS, e l’Atelier de Restauration de Photographies de la Ville de Paris. Tale approccio metodologico, affiancato al know-how tutto italiano della teoria brandiana il cui elevato profilo tecnico-scientifico affronta già da cinquant’anni all’interno dell’ICR – Istituto Centrale del Restauro di Roma le problematiche di conservazione dei beni culturali, viene divulgato in primis da questa regione, che ne esprime l’interesse scientifico organizzando corsi universitari, seminari e workshop privati.
La Fratelli Alinari di Firenze ha contribuito notevolmente allo studio e alla divulgazione della conservazione della Fotografia, tra gli anni ’90 e 2000, con il supporto scientifico dell’OPD – Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha organizzato corsi e workshop di approfondimento, mettendo a disposizione la propria storica sede, situata nel capoluogo fiorentino, all’interno della quale ancora oggi conserva oltre 5.000.000 di supporti fotografici d’epoca. Solo nel 1999 attraverso il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali” la fotografia è stata considerata dal Ministero dei Beni Culturali non più solo strumento utile alla documentazione della realtà quotidiana e scientifica, ma anche Bene Culturale essa stessa, ossia oggetto sottoposto a disposizioni di tutela, conservazione e valorizzazione. Nel 2007 l’ICPAL – Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario, con sede a Roma, apre la prima scuola di Alta Formazione dedicata al restauro dei materiali fotografici. Le collezioni fotografiche pubbliche e private risalenti all’Ottocento e Novecento italiano, oggi rappresentano ricchezza documentaria e patrimoniale al pari di altri beni archivistici storici e artistici. L’oggetto fotografico, il supporto originale stampato o prodotto su carta come su lastra di vetro oppure su pellicola, oggi sono la materia prima, l’oggetto artigianale e industriale, artistico e non, appartenenti ad un tempo trascorso ed irripetibile. L’avvento del digitale ha avvalorato ancora di più la fotografia analogica, poiché quella che fino a ieri era espressione visiva ma anche fisica, oggi è divenuta immateriale, oltretutto difficile da preservare. Di rilevante importanza inoltre, rimane il fatto che le collezioni fotografiche di un determinato territorio documentino l’immagine di quel luogo, ed è lì che devono rimanere conservate, è lì che devono essere fruite. L’occasione di confronto immediato tra il passato prossimo ed il presente, che esse possono rappresentare nel luogo di origine, è espressione di quella particolare tradizione, è patrimonio culturale che solamente in quel contesto può esprimere ed offrire il suo maggior potenziale. Il restauro della fotografia è prima di tutto attenzione alle condizioni ambientali, i supporti fotografici sono costituiti da materiali organici, materie composite e complesse. I molteplici procedimenti fotografici esistenti, sono il prodotto di reazioni chimiche in evoluzione che continuano ad interagire con l’ambiente, il restauro fotografico è per questo motivo caratterizzato da interventi minimi ma super specialistici, limitati al solo utilizzo di materiali e prodotti testati ad hoc, necessari esclusivamente al rallentamento del degrado. Nonostante in Italia si stia lentamente acquisendo la coscienza del valore della fotografia, ad oggi si pone ancora scarso interesse nei confronti della ricerca scientifica nell’ambito della sua conservazione e valorizzazione.