Il Barone Ferdinando Vercillo e la Fotografia a Metà Ottocento Amedeo Miceli di Serradileo - Storico

Editoriali

Il nome di Ferdinando Vercillo è ben noto agli storici della fotografia italiana. Venne chiamato Fiorentino anziché Ferdinando, e alcuni credevano ch’egli fosse siciliano, di Trapani – probabilmente perché è lì che compaiono alcune sue fotografie – invece era calabrese, di nobile e illustre famiglia. Nacque a San Vincenzo La Costa (Cosenza) l’ex feudo di famiglia il 10 maggio 1825 figlio del barone Luigi e di Isabella de Nobili dei baroni di Magliacane, da Catanzaro. Venne battezzato nella parrocchia di San Vincenzo il 30 maggio 1825, ed ebbe come madrina sua zia Maria Teresa de Nobili poi sposata al barone Raffaele Poerio da Catanzaro. Egli fu tra i primi fotografi del Sud che, nella metà dell’Ottocento, si dedicarono unicamente ai ritratti adoperando il negativo di carta, tecnica che invece veniva usata prevalentemente per le vedute panoramiche. Le sue prime fotografie appaiono verso il 1856 e sembra ch’egli usasse una macchina fotografica per dagherrotipi.

Infatti, in quegli anni, esistevano due metodi fotografici: il dagherrotipo (1839-1851) e quello calotipo (1841-1857). Il supporto di quest’ultimo tipo di fotografia era costituito da carta da lettera che veniva spennellata con una soluzione di nitrato d’argento e, dopo essere stata asciugata, veniva imbevuta di ioduro di potassio, quindi nuovamente lavata e asciugata e poi conservata al riparo di luce e aria. Al fine di ottenere la massima sensibilità possibile “al momento della ripresa, la carta veniva immersa in un miscuglio di nitrato d’argento e acido gallico e quindi, ancora umida, posta tra due lastre di vetro ed esposta, nella camera oscura, all’azione della luce. Il foglio, che non recava un’immagine visibile, era poi sviluppato in laboratorio nella stessa soluzione usata per sensibilizzarlo, poi fissata con bromuro di potassio. Il negativo così ottenuto serviva per realizzare una copia positiva su carta salata (cloruro d’argento)”. E fu proprio a questa tecnica che si dedicò Ferdinando Vercillo che, insieme al nobile Salvatore Martorana, viene indicato come uno dei pochi ritrattisti ad adottare il metodo calotipico. Un metodo grazie al quale le immagini acquisiscono “una forza espressiva notevole tale da riportarci nell’ambiente assolutista che precede l’epica spedizione dei Mille e la caduta del Regno delle Due Sicilie”. […]