La Calabria com’era. Fotografia e fotografi tra ’800 e ’900 Antonio Panzarella - Docente Accademia di Belle Arti Roma

Editoriali

[…] La mostra La Calabria com’era, fotografia e fotografi tra ’800 e ’900, ci porterà per mano a conoscere la storia della Regione attraverso materiale inedito e raro, come eravamo noi, i nostri padri, i nostri paesi. Si vuole mostrare una Calabria com’era, raccontata come luogo di riflessione e di studio, ma anche come luogo in perenne trasformazione, per sguardi e percezioni che continuano. Nel suo insieme sarà uno sguardo sincero, forse parziale ma obiettivo, che non rinuncia tuttavia al rigore scientifico e alla ricerca di una possibile verità per immagini ma recupera anche la natura del “reportage” fotografico, in particolare per quella tradizione narrativa e speculativa, che è patrimonio acquisito della storia della fotografia. Davanti ai nostri occhi una Calabria vista da fotogra indigeni ed esterni alla Regione, che hanno fermato sulle loro lastre e negativi su pellicola aspetti decisivi della vita sociale, economica e culturale.

Un piacevolissimo viaggio alla “ricerca del tempo perduto”. Perduto e ritrovato grazie al potere magico della fotografia che “ferma” nel tempo il fascino di un costume, di una società e di un’epoca scomparsi. Immagini che a loro modo riescono a mostrare con una angolazione tutta particolare, proprio per la loro minuta attenzione, certi segreti sfuggiti forse anche al fotografo e svelano il senso nascosto di consuetudini, visi, abitudini, che proprio per essere tali, perdono di solito ogni traccia di sé e riescono difficilmente a tramandarsi sino al tempo in cui nuovi usi e abitudini non li avranno definitivamente sostituiti. I ritratti, ad esempio, offrono tutta una documentazione puntuale e precisa dell’esistenza e dell’evoluzione di costumi e di mode, che spesso sono il riflesso dei rapporti sociali, economici e culturali. L’intento perseguito in questo lavoro di ricerca e di raccolta è essenzialmente quello di restituire alla collettività calabrese la propria “memoria visiva” e contribuire non solo alla sua corretta valutazione ma anche a preservarla dall’oblio e dalla dispersione.

“La fotografia” per dirla con Marc Bloch “è una testimonianza, come le pietre delle cattedrali e le forme dei campi, come ogni testimonianza è una versione della verità. Non è neutrale rispetto agli eventi, è già una lettura di essi. Ha un suo specifico e assai immediato linguaggio. Lo storico la usa tarandola e la utilizza quando conduce e quando racconta le sue ricerche. E come ogni storico il fotografo vive le passioni e nel clima del proprio tempo.” […]