La fotografia per recuperare le radici della regione
Non deve stupire che un museo come la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, che ha dimostrato negli ultimi anni un’attenzione crescente verso i diversi aspetti dell’arte in Calabria, dal contemporaneo al moderno, dal medioevo al barocco, dalla pittura alla scultura e alle arti minori, decida di aprire con questa mostra anche alla fotografia, e alla sua particolare vicenda nella nostra regione.
Attorno al volgere del millennio, con l’affermarsi dalle nuove tecnologie di ripresa, abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nella fotografia, tale da poterne inficiare persino il nome. Sì, perché a guardar bene l’avvento del digitale ha finito per cambiarne l’essenza stessa, la materia costitutiva della fotografia , che per esistere non ha più necessità di essere fermata su una lastra o su un foglio di carta sensibile.
Oramai il fotogramma digitale è pura immagine, può prescindere totalmente dall’esistenza di un supporto su cui essere sviluppata o stampata. La sua essenza è numerica, e la sua percezione è effimera, tanto quanto dura la sua apparizione su uno schermo.
E’ accaduto che la foto si sia per così dire smaterializzata, e ne abbiamo contezza anche dall’uso personale che ciascuno di noi compie ogni giorno delle foto, ormai fatte principalmente dal telefono cellulare.
E non stupiamoci allora se la fotografia dell’Ottocento e Novecento sia diventata un oggetto da museo. E con essa tutti gli apparati che, soprattutto nei primi decenni della sua storia ne hanno accompagnato imprescindibilmente il nascere e l’affermarsi.
Lo “studio” innanzitutto, e il suo corredo di arredi, fondali, luci che soprattutto nei primi anni legava così fortemente il lavoro del fotografo a quello dei tanti artisti, pittori e scultori, che non casualmente della fotografia furono i primi, entusiasti , sperimentatori.
Ma sappiamo che da fatto artistico l’interesse verso la fotografia virò rapidamente in grande fenomeno “borghese”, e l’ambientazione degli studi e i loro apparati finirono per evocare, più d’ogni altro, il decoro di case e giardini, a celebrare così i fasti della nascente borghesia, che anche al sud si andava affermando come depositaria dei nuovi valori.
A questa fase, della nascita e dell’affermarsi tra Ottocento e Novecento di una nuova arte “per tutti”, e capace proprio per questo di documentare nella complessità dei suoi aspetti la realtà del nuovo secolo, con una inedita forza comunicativa, è dedicata questa bella mostra.
Ne siamo grati alla Fondazione Archivio Storico Fotografico della Calabria, che ce l’ha proposta e che siamo stati lieti di ospitare nella prestigiosa sede di Palazzo Arnone.
Francesco Prosperetti – Direttore regionale Beni Culturali della Calabria